Artista
ALUSA FALLAX
Augusto "Duty" Cirla (voce, batteria, flauto dolce)
Guido Gabet (chitarra, voce)
Massimo Parretti (tastiere)
Mario Cirla (flauto, sax, corno, voce)
Guido Cirla (basso, voce)
Originari di Milano, gli Alusa Fallax nacquero nel 1969 dagli Adelfi, e fecero uscire il primo singolo nello stesso anno, seguito da un secondo a breve distanza. Sempre nel 1969 uno dei due Guido della formazione pubblicò un 45 giri a nome Guido degli Alusa Fallax (Guardarti negli occhi per la West Side).
Il gruppo rimase insieme per molti anni, e il loro unico album venne
realizzato nel 1974 dalla Fonit;
un bellissimo album, che passò purtroppo inosservato, nella migliore tradizione
del rock progressivo italiano, basato sulle tastiere e con evidenti influenze
classiche, si avvicina ai migliori momenti del Banco del Mutuo
Soccorso.
L'etichetta elenca ben 13 brani, ma sono tutti collegati a formare due lunghe
suite molto ben suonate e cantate e con testi interessanti.
Purtroppo il disco ebbe una scarsa promozione, e il gruppo riprese a suonare nei locali da ballo fino al 1979, realizzando un singolo in stile commerciale nel 1977 sotto il nome Blizzard.
LP | |||
Intorno alla mia cattiva educazione | Fonit (LPQ 09082) | 1974 | copertina apribile laminata - alcune copie hanno un adesivo giallo tondo con le note sul gruppo |
BTF/Vinyl Magic (VM LP 103) | 2008 | ristampa del precedente con copertina apribile e vinile nero - ristampato nuovamente nel 2021 con vinile rosso | |
CD |
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Intorno alla mia cattiva educazione | Mellow (MMP 229) | 1994 | ristampa dell'album del 1974 |
BTF/Vinyl Magic (VMCD 103) | 2005 | come sopra, ma con copertina apribile mini-LP, obi e libretto illustrato | |
BTF/Vinyl Magic (VMCD 103) | 2023 | come il precedente con custodia standard | |
SINGOLI (con copertina) |
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Dedicato a chi amo Charleston 1923 |
West Side (WS 8004) | 1969 | |
Tutto passa Cade una stella |
West Side (WS 8011) | 1969 | copertina a busta con manici |
SINGOLI PROMOZIONALI E DA JUKEBOX (con copertina neutra) |
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Dedicato a chi amo Charleston 1923 |
West Side (WS 8004) | 1969 |
BLIZZARD
SINGOLI (con copertina) |
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La soffitta Tu donna |
Atlas (AT077) | 1977 |
Intorno alla mia cattiva educazione è molto raro, e ne vennero stampate all'epoca solo 5000 copie. L'album non contiene nessuna informazione in copertina, solo i titoli dei brani; per questo motivo alcune copie uscirono con un adesivo tondo giallo contenente i nomi di musicisti e le note sulla registrazione del disco.
La prima ristampa in vinile mai uscita è quella del 2008 della BTF. Non esistono ristampe bootleg.
Un'edizione giapponese in vinile venne realizzata dalla Seven Seas/King (K25P428), con
copertina apribile.
Il disco esiste in due diverse ristampe in CD, la prima della Mellow uscita nel
1994, ed una successiva della BTF/Vinyl Magic, inizialmente con copertina apribile, obi e libretto illustrato con
testi, foto ed intervista.
Una curiosa edizione estera esiste dell'unico singolo di Guido degli Alusa Fallax. La sua Guardarti negli occhi/Amore ricordi del 1969 venne pubblicata su etichetta West Side anche in Germania!
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Intorno alla mia cattiva educazione - LP, copertina e adesivo (ingrandimento) |
Intorno alla mia cattiva educazione - LP, interno della copertina |
Dedicato a chi amo - 45 giri |
Tutto passa - 45 giri |
Guido degli Alusa Fallax/Guardarti negli occhi - 45 giri tedesco |
Blizzard/La soffitta - 45 giri |
Intervista con il tastierista Massimo Parretti, di Giovanni Ottone, ottobre 2003
1- Quali sono le origini del gruppo? Come e perché si è formato?
Il gruppo è nato nel 1969 e ti spiego come. Erano già un paio di anni che io, che frequentavo il Liceo scientifico e studiavo privatamente per dare esami di pianoforte e poi di composizione al Conservatorio di Milano, bazzicavo per le case discografiche e gli studi di registrazione, avevo anche cominciato a collaborare con alcuni arrangiatori di quel tempo, tra cui Augusto Martelli.
Un giorno mi viene proposto da un micro-discografico di ridurre una canzone dall'intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, un brano molto arioso e nostalgico. Ne faccio una canzone in stile Procol Harum, viene dato l'incarico a un paroliere di fare un testo e la canzone è pronta per essere incisa. Come spesso si usava allora, eravamo partiti dalla canzone per poi trovare l'interprete, cosa che risultò poi abbastanza complessa per vari motivi. Si pensò allora di trovare un gruppo esordiente, ed io partecipai alla ricerca.
Un mio compagno di classe al Liceo, Guido Gabet, chitarrista-cantante, era da poco entrato a far parte di un gruppo: gli Adelfi composto da lui, un tastierista, e tre fratelli: batteria, chitarra e basso. Mi invitò ad ascoltarli in una sala prove e devo dire che li trovai molto interessanti, soprattutto per la voglia che dimostravano di impegnarsi per progredire e costruire qualcosa di importante. Per farla breve facemmo un provino scegliendo la voce del batterista, cambiammo il nome al gruppo con quello di Alusa Fallax, che pensavamo potesse attrarre e incuriosire di più e incidemmo il disco. Tutti tranne il tastierista che si rivelò eccessivamente carente su tutti i fronti e non fu in grado di partecipare alla registrazione, dovetti sostituirlo io in studio.
Il disco a 45 giri Dedicato a chi amo ebbe una distribuzione regionale, non mi chiedere perché, non l'ho mai saputo, ma fu distribuito solo in Puglia, dove vendette poco più di 5000 copie, quantità che oggi darebbe un successo nazionale, ma che allora, tempi in cui si vendevano anche un milione di copie, era irrilevante. La cosa servì però per cementare l'amicizia fra di noi, ed io, che fino ad allora non avevo mai voluto entrare in gruppi, poiché preferivo pensare ad una carriera dietro le quinte come arrangiatore e compositore, ben presto entrai nel gruppo sostituendo il tastierista che aveva deciso di abbandonare. Incidemmo altri dischi 45 giri e soprattutto, cominciammo a fare parecchie serate con un impresario di Novara, Gianni Fonio, da qui deriva il nostro rapporto privilegiato con Novara e il Piemonte in genere.
Allora il nostro repertorio era al limite fra l'attrazione e il ballo; nel senso che venivamo ingaggiati nei Dancing per far ballare il pubblico, ma spesso infilavamo qualche brano eclatante, di bravura, durante il quale la gente si fermava volentieri attorno al palco per ascoltarci. Questi anni di "gavetta" sono stati molto utili per capire il pubblico, quali erano le cose che più lo colpivano positivamente, sia dal punto di vista musicale che di atteggiamento sul palco, cosa a cui in futuro abbiamo dato grande importanza per la funzione scenica. Nello stesso tempo sono serviti a noi per amalgamare i nostri gusti, e trovare uno stile personale..
2-E' vero che il vostro esordio avvenne a Novara?
Riguardo al nostro esordio, intendo quello con lo spettacolo derivante dall' LP in oggetto, è vero che si può considerare come esordio una serata fatta in un teatro di Novara con il gruppo inglese dei Curved Air nel 1974, anche se già nell'estate del '73 avevamo partecipato a due festival Pop a Roma e Napoli, ma in quel caso avevamo solo una stesura del primo quarto d'ora circa dell'LP, eravamo ancora in fase creativa e non avevamo ancora messo a punto la scenografia; ci sono serviti però, oltre che per esperienza, per farci conoscere dalla stampa specializzata e per garantirci il contratto discografico con la Fonit Cetra.
3-Qual era l'età dei componenti del gruppo, e quale musica è stata per voi ispiratrice?
I componenti del gruppo sono nati fra il 1948 e il 1952.
Difficile dire quale sia stata la musica ispiratrice. Credo che vi sia stata la
convergenza dei gusti consolidati negli anni da ognuno di noi, miscelati in
lunghi periodi di prove e lunghe notti di discussioni. Ti posso dire quali sono
stati gli elementi che senz'altro hanno influito. La prima idea si radicò in me
nel 1969 con l'ascolto della facciata B dell'LP Abbey Road dei Beatles
(quello delle strisce pedonali) mi colpì moltissimo la parte finale di quella
facciata: la suite di brani ininterrotti di circa un quarto d'ora. Mi colpì
molto in quanto io provenivo dagli studi di musica classica, ero appassionato di
sinfonie e quella suite di brani dei Beatles concatenati e uno conseguente
all'altro mi convinse fin da allora che si poteva fare, anche nella musica
leggera, qualcosa di più che semplici canzoni di 3 minuti. La conferma la ebbi
l'anno dopo con il successo, anche di vendite, di un LP dei Vanilla Fudge, di
cui non ricordo il titolo, dallo stile molto evanescente, impressionistico, e
dei primi dischi dei Deep Purple, che all'inizio non erano molto rockettari, mi
riferisco all'LP con Hush in cui c'era un bellissimo arrangiamente di Help
dei Beatles, e il secondo, The book of Talyesin con altre riletture molto
particolari di brani noti. Determinante per la forma anche se non per il genere
musicale, fu anche il successo di Jesus Christ Superstar, questa fu la
vera molla che ci spinse a partire con il progetto di un'opera rock.
Per quanto riguarda le influenze musicali furono determinanti i classici
Debussy, Ravel, Stravinskij, Varese e i gruppi che maggiormente ci piacevano
all'epoca: Santana, Chicago, Emerson Lake e Palmer, Pink Floyd, Jethro Tull,
Genesis, Who, Joe Cocker, King Crimson, Alan Parson.
A quei tempi passava molta buona musica ed anche molta di quella italiana era di
buon livello anche se non di gran successo, succedeva che molti artisti facevano
buoni dischi che passavano inosservati o quasi per poi arrivare al successo, in
seguito, con brani mediocri. Devi tener presente che allora erano ancora molto
importanti i 45 giri pochi erano gli artisti che facevano album
"concept", il più delle volte erano raccolte di 45 giri già usciti
singolarmente.
4-Come venne composto l'album?
Intorno alla mia cattiva educazione nasce come opera, o meglio come concerto sceneggiato, non come disco.
L'opera trattava di un personaggio, che sul palco era rappresentato da un
fantoccio che a turno facevamo partecipare alla scena, vittima di una educazione
severa e bigotta che lo bloccava sia fisicamente che intellettualmente, e
infatti tutta la prima parte dell'LP è tendenzialmente molto classicheggiante e
formale anche se basata su tempi di 5/4 e 7/4, fino all'esplosione di follia che
chiude il 1° lato con cui il nostro personaggio si libera delle inibizione e
risorge a nuova vita.
Nello spettacolo, noi entravamo in scena nel buio assoluto con accesa solo una
lampada particolare di colore viola, quella che fa risaltare il bianco, che lo
rende fluorescente. Infatti noi uscivamo con i dorsi delle mani verniciati di
bianco e cominciavamo a suonare uno alla volta mentre gli altri tenevano le mani
nascoste. Cominciavo io alle congas con il tempo in 5/4 del primo pezzo, dalla
platea il pubblico vedeva soltanto due mani bianche fluorescenti che si
muovevano nell'aria. poi entrava il bassista anche lui scopriva le mani e le si
vedevano armeggiare nell'aria, per ultimo entrava il flautista con la melodia,
fino al primo stacco quando si accendevano tutti gli spot. Alla fine della prima
parte, con il "recitativo su nastro magnetico", c'era la follia
collettiva, il pupazzo veniva strapazzato, ce lo passavamo dall'uno all'altro
facendolo volare, il tutto sotto le luci stroboscopiche che rendevano la scena
delirante. Alla fine dell'esibizione, dopo il crescendo musicale a cui
corrispondeva il crescendo delle luci che arrivavano ad essere accecanti perchè
alcuni quarzi erano puntati sul pubblico, con la chiusa dell'ultimo accordo le
luci si spegnevano di nuovo totalmente e sul palco si vedevano al nostro posto
solo 5 lumicini tremolanti.
5-Hai detto che vi spostavate per l'italia per partecipare ai vari concerti, vorrei sapere se eravate musicisti a tempo pieno, oppure se avevate altri lavori
Si può dire che eravamo musicisti a tempo pieno, in quanto eravamo tutti
iscritti all'Università, ma così presi dall' attività musicale che non
frequentavamo mai e facevamo solo qualche esame all' anno, soprattutto per
evitare il militare.
Vivevamo tutti in famiglia ma riuscivamo agevolmente a mantenerci e mettere da
parte qualcosa, non con i dischi, ma con le serate in locali da 4000 o 5000
persone (3 o 4 a settimana) che allora, quando la discoteca faceva solo da
appoggio ai gruppi musicali, rendevano parecchio. D'estate poi c'erano le
tournèe, soprattutto al sud, in cui si suonava tutte le sere.
Noi siamo esistiti dal 1969 al 1979, e ti assicuro che sono stati anni
fantastici
6-Quante copie dell' album sono state stampate? E chi fu l'autore della copertina?
Di copie ne sono state stampate 5000. La copertina l'abbiamo scelta noi, ci piaceva perché ricordava i disegni dei libretti su cui si studiava il catechismo per fare la prima Comunione, ci sembrava che parlando di educazione conformista e plagiante, fosse bene indicata. La realizzazione è stata fatta da uno studio di via S. Marco a Milano, mi pare si chiamasse "Eccetera..." di un certo Ugolini, ma potrei non ricordare bene il nome.
7-Dopo il vostro lp del 1974 avete pubblicato altro materiale?
Col marchio Alusa Fallax non abbiamo più registrato nulla, avevamo preparato un po' di materiale per un altro LP, ma la tendenza del mercato andava in altre direzioni, la discomusic cominciava ad imperversare e i discografici non vollero più proseguire sulla strada della ricerca. Dovemmo quindi accontentarci delle serate. Partecipammo, invece, alla registrazione di alcuni dischi di altri artisti, ma come musicisti "anonimi", senza il nome del gruppo.
8-Come mai vi siete sciolti?
Ci siamo sciolti per tante ragioni, ma forse la ragione vera per cui i gruppi
si sciolgono dopo un po' di anni è perché, come si dice, "...un bel gioco
dura poco...". In fondo dentro di noi sapevamo fin dall'inizio che non
sarebbe stato altro che un "bel gioco".
Ci siamo trovati, attorno ai trent'anni, sposati, alcuni di noi con figli: la
vita da "zingari" cominciava a pesare. Alla fine uno si è laureato in
economia e commercio, un altro in ingegneria, un altro in legge, un altro ancora
in psicologia, io frequentavo il DAMS, ma ero sempre più impegnato nell'ambito
discografico, dietro le quinte, in ufficio artistico o in studio di
registrazione. Inoltre, alla fine degli anni '70, la musica era cambiata e con
essa il gusto del pubblico, nei locali imperavano i disc-jockey e i gruppi che
interrompevano il rito del ballo erano sempre meno graditi.
Decidemmo quindi nel '79 di sciogliere il gruppo e dedicarci ognuno a quella che
sarebbe diventata la nostra professione. Senza rammarico, consapevoli che non ci
divertivamo più, ma ben contenti di aver fatto l'esperienza esaltante di quei
dieci anni, che restano piacevolmente nella nostra memoria.
9-In che rapporti siete rimasti voi ex componenti del gruppo? E visto che molti gruppi oggi sull'onda della riscoperta del pop italiano si sono riuniti, voi avete intenzione o desiderio di riproporvi sul mercato?
I nostri rapporti durante questi dieci anni sono sempre stati ottimi anche se segnati da costruttive e animate discussioni e anche al momento dello scioglimento del gruppo erano ottimi, anche se già da un po' di anni, avendo ognuno di noi fatto una famiglia, non vi era più quella convivenza quotidiana che aveva caratterizzato i primi anni. Dopo lo scioglimento, con l'andare del tempo, gli interessi diversi ci hanno via via allontanato sempre di più, e sono un po' di anni che non ci vediamo. Come spesso accade, mi è capitato, durante viaggi di lavoro, di vedere più facilmente il chitarrista, che da molti anni vive a Roma, piuttosto che gli altri componenti che vivono a Milano come me. Credo che in fondo possa esserci una ragione psicologica nel fatto che non siamo rimasti in contatto: il non vedersi lascia intatto il ricordo di quegli anni.
Senz'altro non pensiamo di rimetterci insieme, troppo lontane sono ormai le strade, però, più che il desiderio di riproporci sul mercato, che per altro non esiste più, sono sicuro che in fondo a ognuno di noi, se si potesse ritornare indietro nel tempo, anche solo per una volta, il desiderio di fare ancora un concerto, sarebbe grande!
10-Qual è oggi il tuo rapporto con la musica, cosa ascolti?
Io mi sono occupato di musica, o meglio di discografia, fino al 1989,
lavorando soprattutto con l'estero. Sono stato consulente per molti anni di una
casa editrice musicale americana, e sono stato direttore artistico di una casa
discografica italiana che in quel periodo ha pubblicato molti successi. (Born
to be alive, Il tempo delle mele, Voyage, Santa Esmeralda,
Il medley dei Beatles e degli Abba, i Passengers, Patrick Hernandez).
Il mio successo più grande, come autore è stato un brano, mai uscito in
Italia, cantato da Mireille Mathieu, una bravissima cantante francese poco nota
in Italia, ma di successo in molti paesi del mondo. Nella seconda metà degli
anni '80 è cominciata l'agonia della discografia, e il mio progressivo
allontanamento da essa.
Quegli anni sono stati terribili per la musica. I veri artisti venivano
snobbati, e venivano portati al successo prodotti artefatti, costruiti in sala
di registrazione, si doveva far cantare gente che non sapeva cantare e suonare
gente che riusciva a farlo solo grazie ai computer. La discografia raggiunse i
livelli più beceri della storia, facevano dischi cani e porci: ballerini e
ballerine, presentatori, comici, starlette varie purché sculettanti, chiunque
avesse l'occasione di farsi notare dalla cronaca per qualunque ragione non
musicale, era valido per fare un disco. Tutti tranne i veri cantanti, che al
massimo potevano fare i coristi. La discografia divenne preda di faccendieri
vari, gli uffici artistici di gente che di "artistico" non aveva
nulla, ma che era convinta che con operazioni "furbe", di
"marketing" come dicevano loro, si potesse fregare il pubblico, ma il
pubblico è molto più intelligente di quanto questi pensassero, ed oggi, la
discografia, paga ancora le conseguenze di quel periodo balordo.
Io nel 1989 sono "scappato" e sono riuscito a salvare la pelle. Ho cambiato totalmente lavoro, ho creato una società per il doppiaggio e la sonorizzazione di audiovisivi, soprattutto intuendo il successo che avrebbero avuto le videocassette. Grazie all'esperienza acquisita nel campo della registrazione, siamo stati il primo studio in Italia (nel 1989) a doppiare con la tecnologia digitale. Da 4 anni mi occupo dell'audio di DVD, ho messo a punto un sistema per il restauro e l'elaborazione da mono o stereo a Surround 5.1 dei vecchi film. Mi avvicino alla musica solo per fare sonorizzazioni di audiovisivi e ci trovo molta più soddisfazione che a fare i dischi. Forse sarà l'età, ma di musica recente ne ascolto molto poca, se voglio soddisfarmi devo ascoltare la musica classica o gli artisti miei coetanei, la musica che sento in giro la ritengo molto scadente, ho l'impressione, confermata da alcuni amici discografici che sono rimasti incastrati in quel lavoro, che i quadri dirigenziali delle case discografiche continuino imperterriti, ma quasi rassegnati, per la loro strada verso il baratro.
11-A distanza di tempo cosa pensi del vostro disco se ti ricapita di ascoltarlo?
Per moltissimi anni non ho più riascoltato il nostro LP, fino a qualche anno
fa quando, per lavoro, sono venuto a contatto con una persona che vive la
maggior parte dell'anno in Giappone. Parlando del più e del meno mi è capitato
di ricordare la mia esperienza con gli Alusa Fallax, con mio grande stupore
questa persona mi ha detto che conosceva il gruppo per aver visto il CD di Intorno
alla mia cattiva educazione nei negozi Giapponesi e di averlo acquistato,
confermandomi anche, che insieme ad altri gruppi italiani di quel periodo, era
molto apprezzato dai giapponesi. Questa persona si premurò, una volta tornato
in Giappone, di spedirmene una copia.
Quell'occasione mi diede modo di risentirlo e devo confessare che l'emozione fu
davvero grande, fu come un bagno nel passato, ogni passaggio mi faceva tornare
alla mente qualcosa che si riferiva a quel punto nella fase creativa.
Da quel giorno ogni tanto mi capita di sentirlo "passare" in casa da
una delle mie figlie, e mi fa piacere che sia apprezzato da loro che, come tutti
i figli, sono molto critiche riguardo alle cose fatte dai genitori.
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Un grazie a Giovanni Ottone per l'intervista e le fotografie,
gentilmente concesse da Massimo Parretti.
Grazie mille anche a Rockground
e Luciano Fassa per foto ed informazioni.