Artista

TRIADE

Vincenzo Coccimiglio (tastiere)
Agostino Nobile (basso, chitarra acustica, voce)
Giorgio Sorano (batteria)

Questo trio venne formato a Firenze nei primi anni '70 dal tastierista Vincenzo Coccimiglio insieme al bassista Agostino "Tino" Nobile, che aveva precedentemente suonato con i Noi Tre, gruppo leggendario che aveva incluso anche i chitarristi Franco Falsini, poi nei Sensations' Fix, e Paolo Tofani, successivamente negli Area e poi noto come Electric Frankenstein.
Dopo aver provato vari batteristi, scelsero Giorgio Sorano e nacque la Triade.

Legato all'etichetta Derby, il gruppo pubblicò un solo album ed un singolo tratto da esso nel 1973, ed ebbe una buona attività concertistica suonando anche con Banco del Mutuo Soccorso e Premiata Forneria Marconi ed anche alcuni concerti in proprio (come alcuni memorabili concerti al Pierlombardo di Milano). 

1998: La storia di Sabazio contiene una prima facciata interamente strumentale, con forti influenze classiche (molto nella direzione di Emerson Lake & Palmer), con una seconda facciata contenente tre brani cantati, il risultato è un buon album, un po' frammentario e non totalmente rappresentativo del genere. 
L'album fu il risultato dei gusti diversi deu due compositori, la prima parte totalmente composta da Coccimiglio, mentre la seconda (che viene qualche volta paragonata alle Orme) è più canzonettistica ed è composta da Nobile.
Due brani cantati, provenienti da questa seconda facciata, Caro fratello e 1998, con ottime parti di chitarra acustica, uscirono anche su singolo.

Il gruppo si è sciolto poco dopo l'uscita dell'album, a causa di divergenze interne e lo scarso interesse dei loro manager. 
Sia Coccimiglio che Nobile sono poi rimasti nel campo musicale, suonando in giro per il mondo per anni.

Vincenzo Coccimiglio ha affiancato all'attività di docente in Discipline Musicali quella di compositore, con la realizzazione di diversi progetti solistici di musica elettronica. E' purtroppo scomparso nel 2012.

 

LP
1998: La storia di Sabazio Derby (DBR 65801) 1973 copertina apribile rivestita di lamina dorata a specchio
  BTF/Vinyl Magic (VM 105LP) 2010 copertina apribile - vinile nero e oro, poi (2020) vinile arancione


CD
1998: La storia di Sabazio Vinyl Magic (VM038) 1994 ristampa dell'album del 1973 - fuori catalogo
  BTF/Vinyl Magic (VMCD 105) 2005 come sopra, ma con copertina apribile mini-LP, obi e libretto illustrato


SINGOLI (con copertina)
1998
Caro fratello
Derby (DBR 1855) 1973 entrambi i brani da 1998: La storia di Sabazio

 

Molto raro e costoso nella sua edizione originale, 1998: La storia di Sabazio si presenta con una bella copertina apribile dorata a specchio, ed è difficilissimo da trovare in perfette condizioni a causa della delicatezza del materiale usato.
Sono molto più facili da trovare le riedizioni coreana (Si-Wan SRML 5001) e giapponese (Nexus/King K25P 414), quest'ultima esiste sia con copertina apribile che con copertina singola, entrambe di colore oro come l'originale. 
Il disco è stato stampato in CD in Giappone in due edizioni diverse, King K32Y 2120 e Strange Days 1005, quest'ultima con copertina mini-LP.
La ristampa italiana in CD della Vinyl Magic, da tempo fuori catalogo, è finalmente stata sostituita dalla bella riedizione per la serie BTF "Italian progressive rock" con copertina apribile, obi e libretto illustrato.
La stessa etichetta ha pubblicato nel 2010 una ristampa in LP, con le prime 500 copie in vinile color oro.

Non esistono falsi.

Come molti altri dischi all'epoca, 1998: La storia di Sabazio è uscito anche in versione musicassetta e stereo 8, in questo caso con la data del 1974.

  

1998: La storia di Sabazio - LP, copertina ed etichetta

1998: La storia di Sabazio - LP, interno della copertina

1998: La storia di Sabazio - cartuccia stereo 8

1998 - 45 giri

 

Una conversazione con Vincenzo Coccimiglio, di Augusto Croce, marzo 2003

1-Come si è formato il gruppo?

Frequentavo lo Space Electronic a Firenze, dove hanno suonato molto gruppi stranieri come Canned Heat e Van der Graaf Generator, e incontrai lì Tino Nobile, che aveva suonato con i Noi Tre. Tino aveva allora 24 anni, ed io solo 18, ma ci mettemmo a suonare insieme, e visto che ci piaceva quello che ognuno di noi aveva scritto, decidemmo di formare un gruppo.
Provammo molti batteristi, ma la nostra musica era troppo difficile per molti di loro, uno addirittura buttò via le bacchette gridando "ma che razza di musica è questa?". Poi trovammo Giorgio Sorano, che riuscì a suonare tutte le parti di batteria che avevamo scritto.

2-Chi era il compositore principale nel gruppo?

Sia io che Tino, siamo citati tutti e due come compositori in tutti i brani del disco, ma in effetti la suite della prima facciata è mia, e le canzoni della seconda sono state scritte da lui, insieme ci siamo occupati degli arrangiamenti.

3-Come siete arrivati al contratto con la Derby e come è nato l'album?

Fummo contattati dal produttore Elio Gariboldi e in soli tre giorni avevamo il contratto. La casa discografica aveva pensato di contattare Crepax [il popolare disegnatore di fumetti che ideò anche la copertina di Nuda dei Garybaldi] per la copertina, ma alla fine venne disegnata dalla moglie di Giorgio Sorano, Florinda. Fu una copertina molto costosa, con quel rivestimento dorato.

4-Come mai i vostri nomi non sono comparsi in copertina?

Non saprei, probabilmente una decisione della casa discografica, ma io e Tino siamo riportati come compositori per tutti i brani.

5-L'album venne promosso con dei concerti?

Sì, suonammo alcune date come spalla al Banco del Mutuo Soccorso, e furono ottimi concerti, ci chiamavano sempre per il bis. Abbiamo anche suonato con la PFM, ma non ricordo dove, ed anche con altri artisti al Pierlombardo a Milano, mi ricordo solo Battiato, tra gli altri.
Ancora al Pierlombardo mi ricordo che facemmo dei bei concerti da soli, e l'album venne trasmesso molto da Radio Montecarlo.

6-Cosa è successo dopo l'uscita dell'album?

Uno dei nostri manager se ne andò, un altro voleva portarci all'estero, in Germania, a suonare una musica più commerciale. Ci furono dei contrasti nel gruppo, così dopo un po' decidemmo di scioglierci. Qualcuno mi propose di entrare nei Dik Dik che stavano cercando un tastierista, ma non accettai e presero Joe Vescovi [dei Trip.

7-Cosa hai fatto dopo Triade?

Non ho mai smesso di suonare, mi laureai al DAMS e ho insegnato per qualche anno. Poi sono diventato un musicista professionista di piano bar, e ho suonato in tutto il mondo, proprio come so che ha fatto Tino Nobile.

8-Avete avuto mai l'idea di riformare il gruppo?

Be', sono stato contattato da Giorgio un paio d'anni fa, e anche Tino mi ha chiesto parecchie volte di riunirci, ma non credo che faremo mai niente insieme.

 

Intervista a Tino Nobile, di Augusto Croce, gennaio 2013

1-Il gruppo Noi Tre viene spesso definito leggendario. Quali sono i tuoi ricordi di quel gruppo?

Col chitarrista Franco Falsini avevamo da poco lasciato "I Mostri", gruppo col quale iniziammo a fare musica. Nella primavera del 1966, durante le prime ore del mattino, Franco e Pino Pini, batterista, vennero a casa mia. Io dormivo e mia madre disse loro di tornare più tardi, ma data la loro insistenza li fece entrare. Me li ritrovai al capezzale che si agitavano farfugliando. Assonnato com'ero non capivo bene cosa volessero.
In breve, il proprietario del locale La Siesta (in quegli anni il piú rinomato di Firenze e della Toscana) aveva chiesto loro di formare un trio. Consigliò anche il nome che poi adottammo: Noi Tre. Il numero dei componenti del gruppo non fu una scelta di ordine musicale, ma unicamente economica: tre musicisti costano meno di quattro o cinque.
Da questo misero opportunismo economico nacque il primo trio della storia del pop-rock mondiale. Difatti il primo Lp di Jimi Hendrix, Are you Experienced ?, fu pubblicato l'anno seguente, nel 1967.
Inizialmente il nostro repertorio fu caratterizzarono dai brani del gruppo inglese Pretty Things (all'epoca sconosciuto in Italia – Pino aveva comprato i dischi in Inghilterra) poi seguirono Jimi Hendrix e Cream. Non mancarono alcune nostre composizioni, ma di scarso valore. Anche perché, se in GB e in USA la storia dei gruppi musicali rock iniziò a partire dagli anni '50, in Italia eravamo grandi nelle melodie e nelle armonie, ma totalmente analfabeti della musica rock-pop.
La caratteristica principale di Noi Tre era l'improvvisazione. Sono memorabili i lunghi assolo di basso e batteria. Pino, musicalmente è stato uno dei miei migliori partner, preciso come un orologio e con uno swing invidiabile, seguiva, senza mai sbagliare, tutte le mie escursioni ritmiche. Questa, probabilmente, era l'anima dei Noi Tre, quello che li rendeva originali. Franco, pur non emergendo musicalmente come altri chitarristi del periodo, aveva il carisma del solista.
Un piccolo dato personale che forse vale la pena ricordare. Col basso elettrico dovevo supplire l'assenza della chitarra d'accompagnamento e per me fu una grande sfida. Fu durante quei pochi giorni di prove, nel piccolissimo garage del padre di Franco, che incominciai a suonare il basso anche con due o tre corde a mo' di accordi. Poco più avanti creai un altro metodo. Percuotendo le corde col polpastrello ottenevo due suoni: il colpo metallico della corda contro la tastiera e il suono naturale. Non avendo quasi mai utilizzato il plettro, eseguivo i trilli con l'indice e il medio. Effetti, questi, che sorpresero anche i gruppi inglesi che ci sentirono dal vivo, come i Motowns e i Primitives.
Alla casa discografica RCA di Roma fummo i primi in Italia a registrare il basso e la batteria col sound britannico, forse ancora più aggressivo e originale, e il grande tecnico Gaetano Rea (aveva registrato un LP con Frank Sinatra) s'impegnò al massimo per seguirci nella realizzazione. Ai gruppi inglesi che dopo di noi lavorarono per la RCA, furono presentate le nostre registrazioni (brani originali oggi persi, almeno così penso), questi, molto sorpresi per le qualità musicali e di produzione, decisero di lavorare con lo stesso tecnico. L'aneddoto mi è stato riferito dallo stesso Gaetano che incontrai qualche anno dopo. Indubbiamente nei Noi Tre c'era una eccellenza musicale naturale, anche se un po' grezza, ma non avendo dietro l'esperienza di un grande produttore, ci perdemmo nell'anonimato. Io avevo 17 anni, Pino e Franco poco più di 20 anni.

2-Come siete arrivati a formare la Triade?

Dopo l'esperienza dei Noi Tre ho suonato in varie formazioni che si esibivano nelle sale da ballo. Per alcuni anni ho suonato allo Space Electronic di Firenze con alcuni gruppi formati dal sottoscritto.
Fu proprio in questo periodo che Vincenzo venne a sentirci. Allora diciannovenne, si presentò come tastierista e compositore. Andai a casa sua, mi fece sentire le sue composizioni ed io le mie (scritte quando avevo 15-16 anni di età, quindi nel 1964-65). Pensammo che le melodie italiane abbinate ai brani più o meno virtuosi di Vincenzo, avrebbero potuto trovare un collocamento nel panorama musicale italiano.
Provavamo nel suo salotto, io utilizzavo un piccolo amplificatore per il basso. A lavoro compiuto cercammo un batterista, ma non era facile trovarne uno in grado di suonare nella maniera che desideravo. Le divisioni musicali erano abbastanza inusuali, tant'é vero che Giorgio Sorano si convinse delle nostre composizioni solo quando registrammo nello Studio Rossi di Milano, con Elio Gariboldi alla produzione.

3-Le composizioni sono firmate da te e Coccimiglio. Come vi dividevate i compiti?

Vincenzo, più giovane di me, non aveva l'esperienza che avevo acquisito negli anni precedenti, per questo motivo chi gestiva l'aspetto musicale e organizzativo ero io.
Coccimiglio era un giovane alle prime armi, ma con uno straordinario talento, una grinta notevole e, soprattutto, determinato a raggiungere il successo. Ne aveva il diritto, perché era uno dei migliori tastieristi. I frutti delle sue composizioni nascevano dall'amore che Vincenzo aveva per Bach (riprendendo anche da Emerson) e per Chopin.
Se i musicisti italiani prendevano le idee dalla musica pop esistente in quegli anni, per me non è stato così. Dato che studiavo al Conservatorio Cherubini di Firenze, contrabbasso e composizione, per gli arrangiamenti della batteria e del basso delle nostre composizioni mi ispiravo, sia alla mia esperienza passata che a Stravinsky, in special modo La sagra della Primavera.
Questi due aspetti hanno costituito l'originalità della nostra musica. Per i testi, poi, ho attinto a uno dei poeti maledetti francesi, Arthur Rimbaud (pensiero da cui oggi mi sento lontano anni luce).
Gli arrangiamenti della parte strumentale sono stati realizzati soprattutto da me. Il lato B, contiene le mie canzoni, le parti organistiche e pianistiche sono di Vincenzo, gli arrangiamenti dell'insieme sono miei. Il rispetto personale e professionale era reciproco, tutto è stato fatto in comune accordo, senza alcun tipo di dissapori.
L'unico screzio si è verificato quando lui e il padre volevano che i testi fossero firmati a due mani. Cosa che non avvenne, ma non ci furono strascichi. Tutto tornò come prima..

4-Cosa ricordi del contatto con le case discografiche ed in particolare con il produttore del disco?

Fui io a telefonare a Gariboldi per avere un appuntamento. Tra l'altro usai un piccolo escamotage per non ricevere le solite scuse (non dimentichiamo che all'epoca i gruppi musicali nascevano come funghi) che ci avrebbero negato anche un solo incontro.
A Elio mentii, gli dissi che Riki Maiocchi dei Camaleonti mi aveva indicato lui come ottimo produttore.
Fu cosí che, dopo altre telefonate da Firenze, Elio, insieme a un collega, venne a vederci. Lo aspettai all'uscita Firenze Nord a cavallo della mia moto e mi seguì fino allo Space Electronic. A fine audizione Elio, con una certa euforia, ci confermò l'ingaggio discografico.
Gariboldi era un'ottima persona, che ci ha lasciati l'anno scorso.

5-Come giudichi la promozione del disco da parte della vostra casa discografica?

Mentre Gariboldi era a Milano era buona, ma dopo pochi mesi la casa discografica lo inviò a Monaco di Baviera.
Prima di partire Elio ci indicò un altro produttore, Lombroso, il quale ci propose di cambiare con un genere musicale più commerciale. Non accettammo ma, considerando il mercato italiano, aveva ragione lui.

6-Com'erano i vostri rapporti con i musicisti degli altri gruppi pop?

Tra i bravi musicisti c'erano ottimi rapporti, ma l'invidia, qualche volta, faceva da padrone.
In un concerto a Perugia, in cui dovevano suonare come spalla alla PFM, quest'ultimi si sono mostrati poco gentili. Appena ci hanno sentiti suonare, durante le prove in un campo di calcio, decisero di non prestarci il loro impianto di amplificazione, nonostante il nostro agente avesse stabilito il contrario. Fu così che non suonammo.
Al contrario, il Banco del Mutuo Soccorso, si comportò in maniera - permettimi il gioco di parole – nobile. Suonammo come loro spalla. Quando rientrammo dietro le quinte ci abbracciarono. Erano così professionali, e dunque privi di invidia, che prima di iniziare il loro straordinario concerto, il cantante Francesco di Giacomo ci fece i complimenti pubblicamente, aggiungendo: "dopo la splendida musica della Triade, vi chiediamo lo stesso silenzio e l'attenzione che avete avuto durante la loro esecuzione".

7-Come siete arrivati alla decisione di sciogliere il gruppo?

I tempi erano maturi per cambiare. Come ho scritto, studiavo al Conservatorio e l'impegno degli studi aumentava ogni anno.
Fu una separazione quasi naturale, infatti con Vincenzo rimanemmo in contatto e in buoni rapporti. Una volta – su sua richiesta - ho scritto un brano che inserì in un gruppo di canzoni che presentò a Milano. Ma non andò bene.
Le case discografiche sono sempre state malate di simil-cover, i prodotti originali di ottima fattura non sono mai piaciuti. Devi sempre assomigliare a qualcuno che ha già successo. O ti trovano datato o ti dicono che non c'è mercato per certi prodotti.
Un esempio tra tutti, raccontatomi dal produttore milanese Tino Nicorelli. Quando presentò ai colleghi l'Lp L'era del cinghiale bianco di Franco Battiato, lo minacciarono che se avesse portato ancora musica come quella lo avrebbero licenziato in tronco. Come sappiamo, Battiato è diventato un mito....
Tornando alla Triade, tutto sommato abbiamo avuto un rapporto umano e professionale molto piacevole per non dire esilarante, difatti tra noi due c'era un affiatamento, oltre che musicale, anche umano e gli scherzi e le risate erano all'ordine del giorno. Anzi, non passavamo più di mezz'ora insieme senza fare qualche battuta che sdrammatizzava qualche situazione, o solo per il gusto dell'allegria.

8-Cosa hai fatto dopo lo scioglimento del gruppo?

Ci vorrebbe un libro di molte pagine per raccontarlo, ovviamente mi limiterò all'essenziale.
Per potermi pagare gli studi nel 1975 formai un altro trio (era una fissazione): chitarra, basso e batteria. Molto probabilmente uno dei gruppi più seguiti in Toscana di quel periodo (conservo ancora alcune registrazioni di brani originali dal vivo). Formai il trio con l'ottimo batterista Piero Masi che, grazie a Dio, leggeva la musica che gli scrivevo, e il chitarrista Robert Saunders. Quest'ultimo era uno specialista del country che ho scoperto e convertito al rock cosiddetto progressivo. Le musiche erano nostre e i testi in inglesi di Robert.
Poco prima di diplomarmi ho lasciato il rock e ho suonato come primo contrabbasso nelle Orchestre Classiche, sia a Firenze che, durante l'estate, nel resto d'Italia. Negli stessi anni sono stato invitato come direttore artistico nel Dinner Theatre Monna Lisa di Firenze, dove per tre anni ho organizzato e prodotto vari spettacoli con un gruppo composto da circa 37 artisti, tra cui alcuni ballerini del Teatro Maggio Fiorentino. Le coreografie erano realizzate da una coreografa belga, i costumi per i balletti moderni, come i soggetti e i temi musicali erano scelti e curati da me.
Dopo queste esperienze, ho voluto realizzare il sogno che avevo da quando ero ragazzetto alle elementari, viaggiare e conoscere le altre culture. Dopo 10 anni di professione orchestrale e di insegnamento nelle scuole statali, ho abbandonato tutto per fare piano bar in giro per il mondo, l'unica attività che mi permetteva di realizzare il mio sogno.
Periodicamente ho vissuto a Los Angeles dove ho registrato un mio brano per un trio vocale latino-americano femminile, le Chicass. Ho scritto una ballad per Barbra Streisand e una per Bocelli (che ho conosciuto personalmente, tanto professionale e umile che mi ha fatto i complimenti). I miei brani non sono stati pubblicati per contrattempi professionali degli artisti in causa (quando non c'è la buona stella...). L'agente della Streisand è stato particolarmente gentile, mi propose di dare il brano a un altro grande artista della sua scuderia, Placido Domingo, che certamente l'avrebbe cantato senza aspettare qualche anno come usava fare spesso la signora Streisand. Qui non era la cattiva stella, ma la mia imbecillità... che mi ha fatto rifiutare.
Comunque non mi pento di niente. Oggi vivo felicemente nella bella isola di Madeira, sposato con prole. Scrivo articoli di storia e di sociologia su un quotidiano portoghese e continuo a scrivere musica. Non si sa mai, il lupo perde il pelo ma non il vizio...

9-Come giudichi l'interesse attuale per la musica di quegli anni e l'alto valore che i collezionisti danno al tuo e agli altri dischi del genere?

L'interesse è sicuramente un bene. Il denaro fa parte del lavoro dei collezionisti, condivido solo se il fine non diventa meramente lucrativo.

 

 

Un grande ringraziamento e un affettuoso ricordo a Vincenzo Coccimiglio per le preziose informazioni ricevute.
Grazie mille anche a Tino Nobile per la disponibilità e l'intervista e ad Enrico Rosa (
http://www.enricorosa.com) dei Campo di Marte, la cui buona memoria ha permesso inizialmente di scoprire i nomi dei musicisti dopo una lunga ricerca.
Grazie a Mauro Degrassi per le informazioni e foto della versione stereo 8.